venerdì 25 settembre 2015

STATO D'ANIME - PARROCCHIA S. PIETRO APOSTOLO - ANNO 1762



STATO D’ANIME  (Status Animarum) registri che i parroci erano tenuti a compilare.
Con una breve premessa, mi piace riportare quello redatto dal Parroco Don Carmine Sinisi nell’anno 1762.
Sotto Pio IV il 22 novembre 1563 venne celebrata la ventiquattresima sessione del Concilio di Trento. In quella sessione venne stabilito che i parroci erano tenuto a registrare in appositi libri i battesimi e i matrimoni celebrati.
In questo modo, sia pure in forma embrionale, nascevano i primi registri dello stato civile, anche perché i parroci, oltre ai libri dei battezzatri e dei matrimoni, istituirono pure i libri dei defunti.
Da quel momento, con la compilazione da parte dei parroci dei così detti “stati d’anime”, ebbe vita anche un primitivo servizio di anagrafe.
Ai parroci, nella compilazione degli atti, si richedeva, per i matrimoni di annotare il nome degli sposi e dei testimonioltre all’indicazione della data e del luogo del contratto matrimonio:
“Habeat Parochus librum in quo coniugum, & testium nomina, diemque, & locum contracti matrimonij describat, quem diligenter apud se custodiat. . . . “Canone XII, capo I- (Sacrosancti Concilii Tridentini  canones, et decreta..-Venezia, n. Pezzana, 1683, pag. 155).
Naturalmente, le stesse modalità di annotazione erano richieste per gli atti di battesimo.
La tenuta dei registri viene imposta al parroco come un dovere fra i più gravi, dal momento che hanno valore giuridico in quanto documenti pubblici ecclesiastici e perciò fanno piena fede anche per gli usi non religiosi.
Di seguito si riporta lo stato d’anime formato dal Parroco Don Carmine Sinisi nel 1762
Vito Vincenzo Di Turi

“Si fa fede per me qui sottoscritto Parocho della Parrocchial Chiesa di questa Terra di Palaggianello, come havendo- giusto il libro dello stato dell’Anima de’ Cittadini naturali di detta Terra, abitanti, o trovati li medesimi nella maniera di dicto, ed in fede”
Io d. Carmine Sinisi Parroco fò in fede come sopra
1 -Giuseppe Le Rose 38 a.
2-Grazia Sandillo moglie 43 a.
3-Michele Le Rose 20 a. in c.
4-Saverio Le Rose 13 a. in c.
5-Vincenzia Le Rose 8 a. in c.
6-Rosaria Le Rose 4 a. in c.

1 -Vito Orlando Sinisi d’anni 44 in c.
2-Francesca  Sandillo moglie d’anni 50 in c.
3-Abate (seminarista) Carmine d’anni 16 in c.
4-Anna Grazia figlia d’anni 13 in c.
5-Donata Maria figlia d’anni 12 in c.
6-Antonia  figlia d’anni 10 in c.
7-Teresina figlia d’anni 8 in c.

1-D. Carmine Sinisi Parroco figlio delli quandam Leonardo Sinisi ed Angela Iurlano d’anni 66 in c.

1-Michele Angelo Sinisi Vedovo della quondam Grazia Pellegrino d’anni 58 in circa.
2-d. Domenico Sinisi figlio d’anni 37 in circa
3-Nicolò Sinisi figlio d’anni 17 in c.
4-Michele De Meis sta unito con detto Michele Angelo Sinisi d’anni 30 in circa
5-Rosa Sinisi moglie d’anni 30 in circa
6-Rosa De Meis figlia d’anni 11 in c.
7-Giuseppe De Meis figlio d’anni 6 in c.
8-Orazio De Meis figlio d’anni 6 in c.
9-Grazia Lucia De Meis d’anni 1 in c.

1-Gratia Fatiguso Ved. Del q.dam Vito Nicola Tolfa d’anni 60 in c.

1-Michele Turzuolo d’anni 49 in c.
2-Caterina Romeo moglie d’anni 48 in c.
3-Giuseppe Cosmo Turzuolo figlio d’anni17 in c.
4-Francesca Turzuolo figlia d’anni 12 in c.
5-Nicolò Turzuolo figlio d’annio 9 in c.

1-Domenica Turrone  Vedova del q.dam Domenico Romeo d’anni 70 in xc.

1-Giuseppe Oronzio Lo Mastro d’anni 27 in c.
2-Angela Maria Sinisi moglie d’anni 35 in c.

1-Tommaso Capone ved. Della q.dam Vita Grandine d’anni 54 in c.
2-Giacomo Capone figlio d’anni 18 in c.
3-Prudentia Capone figlia d’anni 12 in c.
4-Carmine Capone d’anni 7 in c.

1-Francesco Capone d’anni 28 in c.
2-Maria Turzuolo moglie d’anni 24

1-Vito Gennaro Le Rose d’anni 28 in c.
2-Lucia Sette moglie d’anni 23 in c.
3-Giuseppe Le Rose figlio d’anni 1

1-Silvestro Lafianza d’anni 36 in c.
2-Aurelia Tria moglie d’anni 27 in c.
3-Donata Maria Lafianza alla fascia

1-Domenico Sette d’anni 34 in c.
2-Carmina Guarniei moglie d’anni 30
3-Serafina Sette figlia d’anni 8
4-Pascale Sette figlio d’anni 6
5-Michele Sette d’anni 4

1-Beatrice  ved. Del quondam Donato Sette d’anni 58 in c.
2-Nunzio Sette figlio d’anni 25 in c.
3-Paulo Antonio Sette figlio d’anni 15 in c.
4-Francesco Saverio Sette figlio d’anni 12 in c.

1-Antonio La Fianza d’anni 53 in c.
2-Francesca Gigante moglie d’anni 36 in c.
3-Paulo Antonio La Fianza d’anni 15 in c.
4-Grazia  La Fianza figlia d’anni 13 in c.
5-Antonia La Fianza figlia d’anni 8 in c.

1-Domenico Gigante d’anni 46 in c.
2-Giuseppa Lafianza moglie d’anni 48 in c.

1-Antonio De Maria d’anni 37 in c.
2-Gratia Turzuolo ved.va del quondam Orontio de Maria ed è madre del sopradetto d’anni 59 in c.
3-Francesca Amaro nipote delli detti d’anni16 in c.

1-Carmina Turella ved. Del quondam Nicolò Domenico Lafianza d’anni 42 in circa
2-Francesca Lafianza figlia  d’anni 17 in c.
3-Orontio Lafianza figlio d’anni 15 in c.
4-Anna Lafianza figlia d’anni 13 in c.
5-Orazio Lafianza figlio d’anni 3 in c.

1-Donato Lanzolla d’anni 36 in c.
2-Natalina Sinisi moglie d’anni 30 in c.
3-Maria Lanzolla figlia d’anni 8 in c.
4-Giuseppe Lanzolla figlio d’anni 4 in c.
5-Rosa Lanzolla figlia d’anni 2 in c.

1Abellonia Giordano ved. Del q.dam Leonardo Sinisi d’anni 40 in circa
2-Gamilla Sinisi figlia d’anni 11 in c.
3-Maria Sinisi figlia d’anni 8 in c.
4-Domenico Sinisi figlio d’anni 6 in c.

1-Donata Amaro ved. Del quondam Nicola Vito Lafianza d’anni 65 in c.

1-Antonio Lafianza – bracciale d’anni 30 in c.
2-Francesca Gigante moglie d’anni 35 in c.
3-Giovanna Lafianza figlia d’anni 5
4-Domenico Lafianza figlio d’anni 3
Abita in alcune camere della Cappella di S. Maria delle Grazie di q.to Casale, per ritrovarsi iivi eremita, o già oblato.  
Chiesa Parrocchiale San Pietro Apostolo (Cartolina degli anni '30 del secolo scorso)

mercoledì 16 settembre 2015

Don Vincenzo De Michele - Parroco di S. Pietro Ap. dal 1902 al 1939



 
Don Vincenzo De Michele – con Bolla Vescovile del primo maggio 1902 alla quale fu dato il Regio Placet il 3 luglio successivo, fu nominato Arciprete Parroco della Chiesa San Pietro Apostolo di Palagianello dal 1902 che lasciò nel 1939.
Morì in Massafra il 12 novembre 1953.
Dell’Arciprete De Michele, il quale, peraltro, nel lontano 1935 mi battezzò, mi piace riportare aneddoti comportamentali testimoniati da anziani, mentre per quanto riguarda la “causa” intentata contro il Comune di Palagiano vi è prova documentale.


Zero in democrazia meno zero in cristianesimo
Mi piace riportare quanto Mons. Prof. Don Giuseppe Buttiglione, Parroco della Chiesa San Pietro apostolo di Palagianello dal giorno 11 febbraio 1940 al 1958, ebbe a scrivere, a proposito della morte del Parroco De Michele, su “Il Vessillo” del 6 gennaio 1954 che riproduco in allegato-
Il vetro rotto della finestra della sagrestia.
Ci piace pure ricordare qualche aneddoto fra i tanti quello narratomi da mia nonna materna, Maria Giuseppa Lippolis, che fra il 1920 e il 1925 abitava al civico 19 di  Piazza Centrale, come allora era denominata l’attuale Piazza De Gasperi, quindi nelle immediate adiacenze della Chiesa Parrocchiale.
Con Don Vincenzo De Michele abitava la sorella, maritata Pedone, la quale nonostante la numerosa prole aveva funzione di “perpetua”.
Un giorno fra i tanti ragazzini che giocavano in piazza nei dintorni della Chiesa, qualcuno lanciò una pietra rompendo i vetri del finestrino della sagrestia.
Al che il sagrestano si precipitò ad avvisare Don Vincenzo dell’accaduto.
Don Vincenzo non conoscendo l’autore del “misfatto” invitò il sagrestano perché della spesa per la sostituzione dei vetri se ne facesse carico l’autore (fallu pajè) a questa esclamazione il sagrestano che conosceva l’autore del lancio della pietra individuato nel nipote del Parroco disse “Don Vicij vite ca jè stète nepotte” al che Don Vincenzo risposte “bhe, desgrazie, desgrazie, nnò fèsce nudde”.

Quando “natura premit”
Molti anziani ricordano un episodio poco acconcio, almeno in pubblico, alla figura del “sacerdote” ma che è proprio del maschio specie quando è avanti con gli anni.
Si racconta che durante la processione del Lunedì di Pasqua, lungo via Roma all’altezza di Via Tateo, Don Vincenzo ormai avanti con gli anni, forse affetto da disturbi alla prostata, non disdegnò di abbandonare la processione per accedere al pubblico "vespasiano” ubicato nelle immediate vicinanze del giardinetto, parte ovest, della stazione ferroviaria. A “operazione” ultimata Don Vincenzo riprese il suo posto nella processione come se nulla fosse accaduto.

LA CAUSA
Nel bilancio di Introiti ed Esiti([1]) dell’anno 1743 predisposto in esecuzione dei “Regi Banni” emanati da Re Carlo di Borbone (1734-1959) per la formazione del Catasto del Reame di Napoli, la “Università del Casale di Palagianello” ([2]) include nella spesa quella che si riferisce al culto, in altre parole: “Al Parroco per somministrazione de’ Sagramenti. . . .,  per cera in tutto l’anno alla Chiesa parrocchiale essendo la medesima mantenuta dalla sudeta Un(iversi)tà, spese per li Sagri Utenzilij, oglio per la lampada, rifacimento alli muri, Porta ed astrico per la me(desi)ma, ed ogn’altri occorresse. . . .” ([3]). Tutto ciò ancora prima dell’emanazione del Decreto 25 luglio 1772 che poneva a carico delle “università” le spese per il culto.
Delle spese per il culto ne troviamo traccia anche mezzo circa secolo dopo nel bilancio del Comune di Palagiano - è noto che Palagianello fra il 1806 e il 1907, per motivi demografici, fu prima aggregato a Palagiano - approvato dal Decurionato nella seduta del 5 luglio 1807, dove, per la frazione Palagianello, figura uno stanziamento di 489 ducati per le seguenti spese per l’arciprete, per il predicatore quaresimale, per il regolatore dell’orologio, olio per l’orologio, la cera per la Chiesa, per la Novena di Natale e Capodanno, per la Festa della Madonna delle Grazie, freno per l’orologio e campane, per il sacristano, olio per le lampade alla Chiesa, per acconci di arredi sacri, incenso ed altro,  per messe cantate per qua defunti, che sono pochi . . . . .;
A proposito delle spese di culto e particolarmente della “congrua”, ci piace ricordare quanto accaduto agli inizi del ‘900 tra l’Arciprete Don Vincenzo De Michele e il Comune di Palagiano, prima, e quello di Palagianello, dopo.
Era accaduto che, subito dopo la sua investitura il Parroco De Michele citò il Comune di Palagiano innanzi il Tribunale di Taranto per vedersi riconoscere, in nome proprio e quale rappresentante della Parrocchia di Palagianello, la somma di Lire 1.512 per supplemento di congrua dal 3 luglio 1902 al 9 dicembre 1905, data della citazione, nonché la somma di Lire 16.533,60 per onorario a due coadiutori e per le spese, cioè: per cera, olio, vino, ostie, salario al sagrestano, all’organista, onorario al quaresimalista, oltre le spese per la festa patronale, dal 1889. Epoca in cui il Comune di Palagiano ne aveva sospeso il pagamento.
Su quali basi il Parroco De Michele fondava la sua richiesta.
Prima del Concordato, intervenuto tra lo Stato italiano e la Santa Sede l’undici febbraio 1929, reso esecutivo con legge 27 maggio 1929, n. 810 - e la legge 27 maggio 1929, n. 848, contenente disposizione circa la nomina a uffici e benefici ecclesiastici, e il regolamento esecutivo 3 dicembre 1929, n. 2262 – era rimasta in vigore, sulle spese di culto, la “legislazione degli ex stati”, con tutta la sua varietà: nel Piemonte e in Sardegna erano regolate dalla Regie Patenti 6 gennaio 1824; nell’ex Stato Pontificio dalle prescrizioni del Concilio Tridentino; in Sicilia vigeva il concordato del 1818; nel napoletano erano disciplinate dal Decreto Luogotenenziale 17 febbraio 1861, ossia dalla legislazione “tannucciana” emenata nella seconda metà del secolo XVIII ([4]).
Era cosa nota che nelle province meridionali vigeva il concordato “Borbonico” concluso con la Santa Sede il 16 febbraio 1818, che altro non era se non una convenzione fra lo Stato e la Chiesa, per regolare i reciproci interessi intorno a questioni di indole religiosa.
Secondo l’art. e del Decreto Luogotenenziale 17 dicembre 1861, gli atti legislativi che contenevano l’anteriore diritto pubblico ecclesiastico delle province napoletane, e che erano stati abrogati, dovevano considerarsi in vigore se non fossero stati espressamente aboliti con disposizioni indipendenti dal concordato e in quanto non fossero incompatibili con la vigente legislazione delle province napoletane.
Abolito il concordato, ritornarono in vigore le disposizioni precedenti, fra le quali il Decreto 25 luglio 1772, che stabiliva la concessione ai parroci di una congrua annua di 100 ducati che era detta “conciliare”, perché stabilità dal Concilio di Trento. Con lo stesso decreto fu disposto pure la concessione ai parroci di una somma di trenta ducati annui per le spese di culto.
Con Decreto 2 dicembre 1813 il Governo Murat apportò dei cambiamenti alla materia ecclesiastica che ebbe breve vigenza, poiché l’art. 212 della legge organica dell’amministrazione civile del 12 dicembre 1816 annoverò fra le spese ordinarie dei Comuni quelle per gli stipendi al predicatore quaresimale, all’organista e al sagrestano delle Chiese di padronato comunale.
Per questo motivo negli “stati discussi”([5]) del Comune di Palagiano furono inseriti degli stanziamenti, nella parte spesa dal 1815 in poi, relativi alle  “spese di culto della Chiesa della Frazione di Palagianello”, vale a dire lo stipendio del predicatore quaresimale e quello del coadiutore,  quello al cappellano del cimitero e al sagrestano, oltre alle spese per la manutenzione della Chiesa, per l’olio delle lampade, per le feste religiose.
L’obbligatorietà delle spese di culto da parte dei Comuni era prevista  dalla legge comunale e provinciale 23 ottobre 1859, estesa alle province meridionali con decreto 2 gennaio 1861, poiché nelle altre province del Regno era già in vigore.
In virtù di questa normativa il Parroco De Michele, poiché il Comune di Palagiano si era reso inadempiente lo citò innanzi al Tribunale di Taranto, il quale con sentenza del 15 – 31 dicembre 1906, nell’accogliere il ricorso condannò il Comune di Palagiano e il Fondo Culto, nel frattempo chiamato in causa dal Comune di Palagiano.
Successivamente la sentenza del Tribunale di Taranto, su appello dell’Amministrazione del Fondo Culto, fu modificata: la Corte di Appello di Trani con sentenza del 15 – 22 maggio 1908, ridimensionò le pretese del Parroco De Michele non riconoscendogli le spese sopportate dal suo predecessore Sac. Don Francesco Schettini.
Vito Vincenzo Di Turi



Copia de "Il Vessillo"






L'Arciprete Don Vincenzo De Michele  durante una processione
(seconda metà degli anni '30)
 Gli occhialini erano di colore verde.

[1] - A.S. Napoli –Bilancio di previsione.
[2] - “Università” ora Comune.
[3] - A.S. Napoli –Atti preliminari per la formazione del catasto onciario – anno 1762.

[4] - Le decime sagramentali esatte dai parroci, su proposta del Ministro Bernardo Tanucci, furono sostituite con le congrue parrocchiali (20 agosto 1768).
[5]  - “Stati discussi” = bilanci.

martedì 10 marzo 2015

Lungo le vie di Palagianello - Via Forno - Il forno baronale







Via Forno, a sinistra "il forno baronale"- Fotoper gentile concessione del Sig. Franco Di pippa.
PALAGIANELLO-IL FORNO BARONALE-Via Forno
La via è così denominata per la presenza, al numero civico 19, dell'antico forno a legna, che era di proprietà baronale, ove il Signor Francesco Paolo Battista (ultimo fornaio) è stato impegnato nell'arte del cuocere il pane per conto dei cittadini fino agli inizi della seconda metà del secolo scorso.
Dall'apprezzo redatto dal Regio Ingegnere Luise Nauclerio, redatto in data 1° settembre 1676, abbiamo avuto modo di conoscere che il feudatario "...Per l'affitto del forno unito col'abitazione delli affittatori si porta la sua rendita effettiva a Doc. 5 l'anno, quali pervengono dal rotolo di pane per ogni tomolo dopo cotto e per le decime a fuochi per detto forno ...." (Archivio di Stato Lecce -Scritture delle Università e feudi di Terra d'Otranto).
Se nell’apprezzo il forno viene riportato in esercizio, si può supporre che la costruzione sia avvenuta nel periodo in cui il feudo era nel possesso dei Domini Roberti o dei  De Ribera.
La notizia del forno viene riportata anche nel relevio del 1742 redatto in occasione della formazione del Catasto Onciario:
“ Facciamo piena ed indubitata fede noi qui sotto scritti croce segnati, Sindaco ed Eletti al Governo di questa Mag(nifi)ca  Università del Casale di Palagg(iane)llo Provincia d’Otranto a chi la presente spetterà andera, avere in qualsivoglia azione……………in esecuzione de’ …..ordini di S.M.(che D.P.) mandateci dalla Regia Camera della Summaria con le istruzioni in stampa per la confezione del Catasto che debba farsi in questo nostro Casale, abbiamo usato tutta la soprafina diligenza, e per quanto ci abbiamo potuto informaredi tutti li corpi stabili, Annue entade, cenzi ed animali, che l’i(llu)stre marchese di S:Eramo nostro Padrone possiede nel sudetto Casale  nostra Patria sono li seguenti:
omissis
Possiede (il barone) un forno per uso Cuocer pane alli predetti Cittadini, e Fidatarij”.
Omissis
+ Segno di Croce di StefanoLo Mastro Sindaco
+ Segno di Croce di Agostino Gigante Eletto
+ Segno di Croce di Orazio Russo Eletto
+ Segno di Croce di Orazio Sinisi Eletto
Palagg(iane)llo lè 17 febb(brar)o 1742
Vito Vincenzo Di Turi



fogli 1, 2 e 3 Releva della Casa Marchesale Caracciolo di San Eramo anno 1742

Via Forno - forno ex baronale - Foto di Tommy Capriulo



Via Forno - Forno baronale - Porta di accesso - (Mia foto anno 1986)