mercoledì 23 luglio 2014

LE CHIESE RURALI - PALAGIANELLO



LE CHIESE RURALI
di
Vito Vincenzo Di Turi


© Vito Vincenzo Di Turi - 2014
Sono due le Chiese rurali sparse nell’agro di Palagianello; una nella Masseria Parco di Stalla, la cui denominazione è estesa a parte delle terre a corredo dell’Azienda Agricola e l’altra nella masseria Torrata ubicata nel Titolato.
Il Parco della Stalla e il Titolato, unitamente a Serrapizzuta, Santa Colomba e parte della Conocchiella, furono assegnate all’ex feudatario di Palagianello a conclusione della divisione in massa dei demani, dopo la legge eversiva della feudalità emanata il 2 agosto 1806, alla quale seguì la legge 1° settembre 1806 sulla ripartizione dei demani assegnati ai cittadini di Palagianello in compenso degli usi civici compressi:
1.   la prima, dichiarando abolita la feudalità con tutte le sue attribuzioni, colpiva il potere baronale nelle sue prerogative giurisdizionali e, in certa misura, nella sua stessa base patrimoniale;
2.   la seconda, invece, promuovendo un nuovo assetto delle terre demaniali, sia feudali sia comunali, dava un nuovo impulso al già avviato processo di privatizzazione e di chiusura delle terre comunali.
      A seguito di ciò i feudi furono divisi:
·        le difese comunali furono restituite ai cittadini e date in gestione ai comuni sotto la denominazione di "Demanio Universale".
·        una parte dei territori furono dichiarati demaniali e assegnati ai Comuni;
·        l'altra parte rimase nelle mani dei baroni a titolo di semplice proprietà terriera.
      Alla sentenza della Commissione Feudale seguirono tre Ordinanze del Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Altamura, Domenico Acclavio, nella sua qualità di Commissario del Re per la ripartizione dei demani.
Con l'ordinanza del 1° settembre 1810, gli abitanti di Palagianello, al di fuori e prima della divisione in massa, conseguirono il possesso dei demani universali Parco del Casale e Conocchiella.
      Con quella del 16 febbraio 1811, fu quantificata, in ragione della metà, la quota spettante al Comune di Palagianello in compenso degli usi civici su tutto il territorio ex feudale.
Infine, con la terza del 16 settembre 1811, il Procuratore Acclavio, nel fare proprio il verbale di misura e apprezzo di tutto il territorio soggetto a divisione, conferiva incarico all'agente ripartitore del distretto di Taranto, Carlo Fasano, di eseguire il distacco della quota di territori assegnati al Comune di Palagianello nella divisione in massa dei demani ex feudali.
      Dopo quell'operazione il territorio di Palagianello era così diviso:

  • ·        all'ex feudatario carra 63, tomola 15 e 3/4, corrispondenti a circa 1.600 ettari, valutati 21.980 ducati, ricadenti nelle contrade Serrapizzuta, Santa Colomba, Parco di Stalla, Nuova Piantata del Titolato, Torrata, parte del Visciolo, Masseria di Pozzo Sarro, Masseria Difesella.
  • ·        al Comune carra 73, tomola 34 e 1/2, pari a circa 1.900 ettari, per un valore di 20.949 ducati, ricadenti nelle contrade Serrapizzuta, Conche, Titolato, Difesella, Parco Casale e Conocchiella.

Dalla consultazione dei documenti sparsi in vari archivi pubblici e privati, abbiamo avuto modo di rilevare che il territorio di Palagianello era destinato prevalentemente alla coltura dell’olivo, dei cereali (grano e avena) e al pascolo.
Già nel secolo XVII il perito Luise Nauclerio, incaricato dal Regio Fisco di valutare feudo di Palagianello, nell’atto di "apprezzo" datato primo settembre 1676 poteva scrivere: “. . .possiede il Barone dodicimila alberi di olive. . .”([1]) che



 Nord
 
Il “Parco della Stalla” – Stralcio da una pianta redatta nel 1811

nel secolo successivo furono notevolmente incrementati mediante l’innesto di “ulivastri”, come apprendiamo da una lettera inviata da Napoli con la quale il Marchese di Santeramo, in data 30 maggio 1761, rispondeva al suo agente che lo aveva informato dell’inizio del lavoro di innesto: “. . .Godo moltissimo che siasi già cominciata l’infestazione degli ulivastri di Serrapizzuta, de’ quali se ne trovavano innestati già 770. . .”([2])   
La coltivazione dell’olivo era prevalentemente effettuata in Serrapizzuta, nel Terzo seu Parco della Stalla, nella Nuova Piantata e nelle Conche, mentre le terre del Titolato, della Conocchiella e della Difesella erano destinate a pascolo e seminativo.
Il territorio, quindi, doveva essere molto popolato per i lavori di semina, mietitura, potatura, raccolta, ecc.: la presenza degli addetti ai lavori nelle masserie raggiungeva il culmine all’epoca della raccolta delle olive, tant’è che ancora prima dell’inizio della “campagna di raccolta” il marchese Caracciolo da Napoli scriveva al suo agente in Santeramo.
I documenti consultati descrivono la vita del “Casale di Paliggianello”, scandita dal trascorrere le varie fasi dell’annata agraria e dell’alternarsi i tempi di semina e di raccolta.
La corrispondenza tra i marchesi Caracciolo, dimoranti in Napoli o Cervinara, e il loro agente che sovraintendeva tutte le attività dei feudi di Santeramo e Palagianello, ci fa conoscere come la Casa Marchesale seguiva con interesse l’attività agricola:

“. . .godo che possa lei  continuarmi le antecedenti buone notizie. . .che le ulive di Palagianello ci fan sperare una copiosa incetta d’ogli…e gradirò l’assistenza che lei mi promette voler fare a tutte le fatiche appartenenti alle medesime; non ostante la vigilanza del Fattore, della quale dice potersi fidare…pure a motivo della vastità del territorio in cui sono compresi quest’uliveti e delle moltissime persone che debbono essere addette a tali fatiche, non potrà egli solo supplire al bisogno di una continua assistenza. . .”
“. . .In Palagianello si va accalorando la raccolta dell’olive avendo dovuto mandare (da Santeramo a Palagianello) già porzione delle femine caparrate per tal travaglio. . .”([3]).
“. . .Piacemi intendere che siasi accalorata la raccolta delle olive e che a tal riguardo abbia lei fatte passar ivi da costà (da Santeramo a Palagianello) qualche numero di femmine per accelerare tali fatiche; ed io dissi nell’altra mia che volevo star inteso della quantità delle olive che in fine restavano raccolte. . . . . .perché dal numero delle ceste che ne restavano raccolte potevo io fare un anticipato conto della quantità degli ogli che me ne potrebbero derivare;. .”([4]).

Interessante è la corrispondenza tra il marchese ed il suo agente circa la possibilità di raccolta delle olive, ovvero se venderle “sopra gli alberi” oppure raccoglierle in proprio; il marchese scrive:

“…non per ostinarmi nella determinazione di venderle sopra gli alberi che crede lei pregiudizievole; ma soltanto per palesarle ciò che vien praticato da buona parte dei baroni della Provincia di Lecce, ai quali non può mancare il modo di farle macinare per loro conto…..Ma le ragioni da lei addotte in contrario. . .peraltro convincenti mi inducono col di lei parere (ma raccomanda)…incessante vigilanza ed attenzione…in campagna per la raccolta…e nel trappeto nel macinarsi per evitare frodi che in molte guise possono seguire…ed il Fattore dovrà darmi; convincenti testimonianze della sua abilità(e prosegue). . . se le olive sono molte come spero sia, considero far passare qualche numero di Femmine di costà in Paligianello, per farle raccogliere con sollecitudine, onde non si marciscano in terra, o non restino trasportate dall’acqua ne’ luoghi scoscesi in occasione di pioggia. . . .”  e riesca a lei di convenire con tutte quelle    che saranno addette a raccogliere di pagarle a ragion di un tanto per ogni panaro né vorranno ostinarsi a pretendere di essere pagate a giornata….”([5]).

Ma l’Agente, Nicola Tofano, non è d’accordo “. . .l’anno passato indussi a forza le femine a raccogliere le ulive a misura, con stabilirla a vantaggiosa mercede, perché sperimentai che non tornava conto il raccoglierle a giornata per esser poche, ma allorché il frutto non è scarso riesce meglio raccoglierle a giornata, purché non vi manchi l’assistenza poiché se ne viene l’inconveniente che tratta ogni femina incontrare l’albero più carico per rinvenire maggiore quantità di frutto caduto e così presto riempire il paniero senza aver cura di ricercar anche l’ulive ascose sotto i cespugli…né vi è risparmio ma continuo disordine…”([6]).

E, finalmente, il marchese, in data 5 dicembre 1761….”Si lascia nella libertà di far raccogliere le olive nella guisa che giudicherà meno dispendiosa e sia più profittevole..” ([7]).
Copia della lettera scritta dal Sig. D. Nicola Tofano da Santeramo in data 27 novembre 1761

 La conduzione delle masserie e la mancanza di buone strade, che rendevano difficoltosi gli spostamenti dal centro abitato alle campagne, fecero sì che queste fossero molto popolate; la qual cosa, molto probabilmente, indusse il feudatario a costruire due chiesette: una nella Masseria Parco di Stalla e l’altra nella Masseria Torrata della quale, peraltro, abbiamo trovato testimonianze scritte in documenti del XVIII secolo.

La chiesa della masseria “parco di stalla”

La chiesetta, costruita nell’ambito della Masseria, si presenta dallo stile sobrio, costruita in conci di tufo locale, si affaccia nel cortile della masseria, di fronte all’ala vecchia della costruzione; è a forma di rettangolo e si sviluppa su sette metri di lunghezza per cinque di larghezza circa ed ha una volta a botte; subito a destra dell’ingresso si trova, infissa nel muro, un’acquasantiera in pietra lavorata a forma di conchiglia; in fondo all’unica navata è ubicato l’altare, costruito in pietra locale, di pregevole fattura e ben conservato; l’altare è posto su un doppio ordine di gradini pure in pietra locale, mentre il pavimento è coperto con mattoni in cotto.
La facciata è ingentilita da una finestra “gotica” emblematicamente lavorata a trifoglio, forse a rappresentare la Santissima Trinità.
 
Masseria Parco di Stalla – Interno della Chiesetta
 L’azienda agricola, di proprietà del Sig. Pietro Lanzo-Dione, già importante per la produzione delle olive, “…. . . . .il Terzo seu Parco detto della Stalla, composto da circa sei carra([8]) di territorio, arborato d’olive renetizie…..”([9]), è una delle più antiche tenute agricole di Palagianello; nel suo ambito, oltre alla “Masseria-costruzione” e alla chiesetta, numerose sono le tracce della sua antichità, alcune, forse, di epoca romana.
Molti studiosi la indicano come luogo di sosta o “tabernæ”([10]) sulla via Appia che doveva snodarsi lungo i territori di Parco di Stalla, Coppola Piatta, Lama d’Erchia (Masseria Alfonsetti) e Parete Pinto verso Fontana del Fico.
 
Jazzi multipli
La Masseria Parco di Stalla ha vissuto, nel suo piccolo, i grandi avvenimenti che portarono all’Unità d’Italia.
Fra la prima e la seconda metà del XIX secolo era stata concessa in fitto a Giovanni Tateo di Putignano (BA) che vi dimorava con tutta la famiglia.
Uno dei figli di Giovanni, il Dr, Giuseppe Tateo (1823-1859) – fervente patriota – elesse la masseria a luogo di riunioni poiché in questa dimora, peraltro più volte oggetto di perquisizioni, può essere individuata la sede di Palagianello della sezione di cospiratori denominata “La Volpe” che aveva giurisdizione su Castellaneta e Laterza.
Patrioti come Saverio Fanelli di Palagianello, Nicola Perrone di Laterza e un sacerdote don Giacinto Infantino di Montemurro in Basilicata, tra il 1848 e il 1857, furono assidui frequentatori della masseria.
Colpito da una taglia di 5.000 piastre per la sua instancabile opera svolta durante i moti liberali, per sfuggire alla persecuzione dei Borboni, fu fatto imbarcare da Brindisi chiuso in una botte e andò in Grecia, secondo altri si imbarcò a Mola per Trieste, percorse la Francia e l’Inghilterra facendo dappertutto buona ed efficace propaganda per la causa italiana.
Morto Ferdinando II, sperava di ritornare finalmente alla sua terra e di riabbracciare la madre, Maria Caterina Riccardi, ma la morte, nel giugno 1859, lo colse a Nizza, esule per amor di Patria. Fu sepolto nel cimitero "Cimella" presso quella città.
Si racconta che uno fra i più stretti collaboratori di Garibaldi, qual era Giovanni Nicotera, che fu anche Ministro degli Interni del Governo De Petris, dal 25 marzo 1876, nel 1866 sentì il dovere di incontrare la signora Maria Caterina Riccardi in segno di ossequio alla madre del Dott. Giuseppe Tateo.
L’incontro avvenne nella Masseria Parco di Stalla, poiché la Signora Riccardi, vedova di Giovanni Tateo continuava l’affittanza della Masseria, all’epoca di proprietà dei Caracciolo di Santeramo.
Vito Vincenzo Di Turi
Masseria Parco di Stalla in una vecchia foto

Comunicazione del Sottointendente della Provincia di Terra d’Otranto del 30 settembre 1867[11])


P.S.- Mentre scriviamo queste brevi note ci è giunta notizia che la “Chiesetta” della Masseria Parco di Stalla è interessata da lavori di restauro.
Di questo va dato atto al proprietario, Pietro Lanzo-Dione, il quale pone molta attenzione perché la “Masseria”, peraltro ricca di storia, sia conservata nel suo complesso a futura memoria.
Palagianello, 23 luglio 2014





FONTI:
A.S.L- (Archivio di Stato Lecce);
Archivio Privato “Caracciolo”- Santeramo- Viglione;
Alcune foto sono tratte dalla Guida Catalogo “Le Masserie storiche del Territorio di Palagianello” – agosto 1985.




[1]  - A.S.L- (Archivio di Stato Lecce) -  Apprezzo redatto dal Regio Ingegnere Luise Nauclerio in data 1° settembre 1676.
[2]  - Archivio Privato “Caracciolo”- Santeramo- Viglione- Registro di lettere del Agente di S. Eramo e Paliggianello.
[3] - Archivio Privato “Caracciolo”- Santeramo- Viglione- Stralcio della lettera di D. Nicola Tofano invia da Santeramo a Napoli in data 13 novembre 1761.
[4] - Archivio Privato “Caracciolo”- Santeramo- Viglione- Stralcio della lettera del marchese, di risposta a  D. Nicola Tofano inviata da Napoli a Santeramo in data 21 novembre 1761.
[5] - Archivio Privato “Caracciolo”- Santeramo- Viglione- Registro di lettere del Agente di S. Eramo e Paliggianello.
[6] - Archivio Privato “Caracciolo”- Santeramo- Viglione- Stralcio della lettera dell’Agente  D. Nicola Tofano inviata a Napoli da Santeramo in data 27 novembre 1761.
[7] - Archivio Privato “Caracciolo”- Santeramo- Viglione- Stralcio della lettera del marchese, di risposta a  D. Nicola Tofano inviata da Napoli a Santeramo in data 5 dicembre 1761.
[8] -  Circa 150 ettari.
[9] - A.S.L- (Archivio di Stato Lecce) -  Apprezzo redatto dal Regio Ingegnere Luise Nauclerio in data 1° settembre 1676.
[10] - Taverna.
[11] - INTENDENZA DELLA PROVINCIA DI TERRA D’OTRANTO – Castellaneta 30 Settembre 1857-
Nel mese di Giugno un Prete di Montemurro, travestito da secolare, di cognome Infantino, nativo di Montemurro in Basilicata si recò in Palagianello, e quindi in Castellaneta.
La sezione della setta stabilita in Palagianello, dalla quale dipende Castellaneta, veniva appellata La Volpe .
Il Capo nominato per Laterza era D. Nicola Perrone.
Lo stesso prete di Montemurro, diceva, senza specificare da chi, di essere stato diretto a D. Giovanni Frisino di Castellaneta.
Si hanno motivi a ritenere che D. Giuseppe Tateo di Palagianello abbia avuto ed abbia tutt’ora diretta immiscenza in tutto ciò n’è oggetto d’imputazione a carico di Fanelli e Perrone.

1 commento:

  1. Egregio Dottore Di Turi,

    Il mio nome è John LaFianza, di origini italiane, ma nato e cresciuto in America. Ho letto il tuo blog la storia di Palagianello con grande interesse. Ho scoperto attraverso la ricerca comunale registri di morte rom 1809 - 1860 che ci sono stati una grande quantità di LaFianzas che viveva a Palagianello in quel momento, più nei primi anni che in un secondo momento. Attualmente sto ricercando matrimonio e di nascita record pure. Il mio cognome è più raro - oggi e in passato - e cercando di ripercorrere i passi dei miei antenati indietro nel tempo. Ho rintracciato i miei antenati torna a Ferrandina e Matera attraverso il 1800 e per Santeramo prima. Come sapete, non è un caso che ci fossero LaFianzas sia Santeramo e Palagianello in quel momento, entrambe le città essendo di proprietà della famiglia Caracciolo dal Palagianello fu purched da loro nel 1670. Sto cercando di stabilire una connessione tra la mia famiglia a Santeramo e le LaFianzas ho scoperto a Palagianello. E 'si ritiene che a causa delle molte LaFianzas ho trovato a Palagianello che la mia famiglia avrebbe riginated lì e si è trasferito al più grande città di Santeramo nel 1700 o solo th contrario?
    Avete qualche suggerimento su come posso continuare la mia ricerca da qui in America? C'è un pastore della chiesa con i record storici del 1700 che posso contattare? Ci sono informazioni disponibili su internet che si è a conoscenza? Potete fornire qualsiasi informazione storica che può essere utile a me? Vi ringrazio in anticipo per qualsiasi aiuto si può essere in grado di fornire. Potete contattarmi al JLLAF@optonline.net. Felice Anno Nuovo e tante Cose!
    Ciao,
    John

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